L'affresco è un dipinto eseguito sopra ad una “intonacatura” di calce fresca (calcina), cioè appena data e prima ancora che si secchi, sulla
quale s’interviene con dei colori semplicemente macinati e diluiti con acqua. Tale tecnica non
comprende ogni modo di dipingere direttamente sul muro, ma si ottiene,
esclusivamente, quando ci si avvale del principio di “fermare” il colore, intriso nell’intonaco ancora umido, usando il processo di carbonatazione della calce. La parola di cui si servivano i Greci per indicare questa pittura che significa “sull'umido”,
ben è tradotta con le voci “a fresco”, “ad affresco” o “fresco”. Per effetto dell'idrato di calcio, che si trova nella calcina, e dell’acido carbonico, presente nell'atmosfera, il colore, applicato sulla calcina, viene a “fissarsi” gradualmente, diviene insolubile e
si trasforma in una superficie compatta, di consistenza marmorea, che chiude in
sé il colore (così come avviene nei marmi colorati esistenti in natura).
Combinandosi, peraltro, con la vetrosità prodotta dalla calcina, il colore acquista
un aspetto di particolare “potenza” che viene a caratterizzare, profondamente, la pittura ad affresco e la differenzia da
qualsiasi altra pittura. Tale forza cromatica decade se l'affresco viene ritoccato a tempera o ad olio.
Come cercheremo di dimostrare in questo “avventuroso viaggio” alla scoperta dell’affresco, esso rappresenta la tecnica “principe” della pittura murale; << … la pittura a olio - sostiene Franco Beraldo[1] - è legata alla
rappresentazione della realtà oggettiva che ci circonda. L'affresco invece non
si collega più al naturalismo, ma può entrare in una realtà, in una dimensione
quasi metafisica. In questo senso può essere il tramite per rappresentare
l'immagine del mondo che ognuno ha dentro di sé come una droga che lo sciamano
prende per entrare in una realtà altra. Giorgio Vasari sosteneva che l'affresco
è l'unica vera pittura dell'uomo e che introduce in una realtà immateriale metà
fisica e metà spirituale. Nell'affresco la calcina brucia i colori, anche i più
accesi subiscono così una sorta di spegnimento, e questo bruciare è come
evocare un ricordo a occhi chiusi, e la realtà ci appare con i contorni non
netti ma sfumati : ricordiamo meglio le voci dei volti, più l'atmosfera che la
precisione di un momento. L'affresco è come il ricordo, restituisce la stessa
vaghezza, la stessa atmosfera evocativa >>.
Con il presente lavoro-studio si è
cercato, così, di ripercorrere, sia teoricamente che praticamente il cammino,
arduo, ma affascinante che gli artisti d’ogni tempo e luogo hanno affrontato,
non senza piccole e grandi difficoltà, (ma, ovviamente, con ben altri mezzi,
abilità e competenze), nel cimentarsi nella tecnica
pittorica dell’affresco, amata e temuta
anche dai più grandi. A tal proposito, l’insigne Caravaggio, << … nell’impossibilità
di ottenere nell’affresco il vigore di lume che gli è proprio, probabilmente,
non usò mai questa tecnica. >>[2]. Si limitò all’uso di tele anche quando occorreva
lavorare su dimensioni molto estese, anche perché questo gli permetteva di non
eseguire il dipinto in loco.
Il panico di fronte all’incognita del
“muro bianco” sul quale abbiamo cercato di trasferire conoscenze e competenze
tecniche, anche se non pienamente assimilate e sperimentate, ma, soprattutto
sul quale trasmettere sentimenti ed ispirazioni, si è, dunque, rivelata
un’emozione unica ed irripetibile, che, per lungo tempo, ha monopolizzato ogni
attenzione. Nell’esecuzione pratica dell’affresco, il senso d’inadeguatezza si univa inscindibilmente alla
volontà di misurarsi con questa grande e complessa esperienza, ma, per fortuna,
veniva di volta in volta superato dalla voglia di fare e di esprimersi.
La scelta del soggetto è stata dettata
dagli studi sul Liberty affrontati precedentemente, i quali hanno, senza dubbio,
sostenuto l’ispirazione iniziale, nell’impianto e nella struttura dell’opera,
facendosi strada e mescolandosi lentamente ed inevitabilmente a reminescenze
diverse nonché al mio gusto personale ed alla mia personale sensibilità.
Si spera che l’esito finale risulti
accettabile … se non altro perché sorretto da una sincera passione e voglia di
esprimersi e sperimentare.
E. Vilardo - Foto Generale - Affresco Quattro Stagioni - 2005 |
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