“INCIDERE” DENTRO ALLE COSE, DENTRO ALLA VITA…
IL “MIO” VESPIGNANI (Seconda Parte)
Ma non stiamo parlando di un Artista che finalizza il suo operato
alla “Denuncia”, in modo sterile, freddo,
razionale e puramente analitico , parliamo piuttosto di un Artista che ha
subito, sofferto sulla propria pelle, e che si trova “Dentro
alla Situazione” che va Denunciata.
La Denuncia è per lui un
processo spontaneo .
Il “Bambino” comincia a
parlare dopo un processo personale di apprendimento del mondo che lo circonda,
finendo per rielaborare e riproporre ciò che sente, che vede .
Anche Vespignani effettua una rielaborazione di ciò che
lo circonda, come fa il “Bambino” : ha
rielaborato tutto quel groviglio di sensazioni subite sulla propria pelle od
osservate come un semplice spettatore dal di fuori, “esplodendo”
improvvisamente con quello che è il “Suo” modo di parlare : la sua Arte .
Intorno agli anni ’50 i
suoi elaborati divengono sempre più cupi .
Predilige il bianco ed il nero, i toni ottenibili con le
sfumature di grigio .
Questo suo cambiamento è comprensibile : mentre da ragazzo
il segno era molto netto,
quasi “umoristico”, tanto da poter essere
accomunato ai classici dell’Espressionismo Tedesco
, in seguito, con la maturità della pratica e del tempo, l’arte di Vespignani
acquista un tono Lirico, Malinconico, Poetico
.
In effetti gli anni della Guerra sono trascorsi, l’impatto
emotivo forte, netto, senza via di scampo, tipico dei primissimi disegni “ha dato spazio al Tempo” .
I contorni divengono più sfumati, sgranati, gli oggetti, le
persone, le piante, tutto diviene quasi etereo .
Sembra si tratti di Sogni
materializzati sulla superficie cartacea .
Basta guardare a questo periodo per poter affermare quanto
le opere di Vespignani sembrino evocare la “Poesia”
.
Nel 1956, procedendo con
questi toni, Vespignani rasenta, o meglio, sfiora la corrente dell’Informale , con un Figurativo
che diviene sempre più Astratto .
Come accade, ad esempio, nell’Acquaforte
- Acquatinta del 1958 : “Carcasse”
.
I toni sono cupi, evanescenti ed il bianco e nero
padroneggiano la scena .
Viene rappresentato un incidente
stradale con la carcassa di un morto in primo piano .
E’ il suo modo di rappresentare la Società
Consumistica che va a rotoli .
Il quadro ha toni estremamente cupi, a prima vista infonde
tristezza per l’accaduto in sé, per l’incidente, per la persona investita, ma
questa è solo l’apparenza delle cose .
C’è una Denuncia Sociale
dietro l’Apparente Incidente Stradale, una
denuncia che porta a riflettere, che ti sprona a non cadere negli errori del Consumismo , della Superficialità
.
E’ una Denuncia, una Critica Personale ed una Condanna
.
Ma l’Artista ci lascia anche la Speranza
insieme agli altri sentimenti, ci fa
intravedere le strisce di una Strada che
porta lontano, che conduce da qualche parte oltre quell’incidente, oltre questa
situazione, e forse potrebbe condurre a quel Mare
che evanescente, (quasi come se avesse la stessa valenza di un’oasi nel
deserto), lascia intravedere la luce dei raggi lunari che vi si specchiano
dentro .
Anche in quest’Opera, dunque, c’è la voglia di guardare ad
un Futuro Diverso, di sperare nelle “Piccole Cose” .
Comincia in questi anni a mostrare la sua “Ossessione” nei confronti della Figura Umana, l’artista scandaglia se stesso e le persone
che lo circondano con la precisione di un Vivisezionatore di cadaveri .
Questo è il suo personale modo di “Guardare
Dentro le Cose”, “Oltre le Cose” .
Come dimostrano la serie di Autoritratti
ove l’artista ci mostra se stesso fino a raccontarci la minima piega della
propria pelle .
Un modo per Guardarsi Dentro
al fine di avere le basi per poter guardare anche Dentro
gli Altri e Capire
.
Vespignani cerca di Capire
l’Uomo, la sua natura, i suoi desideri, le
sue paure, le sue ossessioni, il suo cuore, la sua mente .
Nell’Acquaforte del 1980 “Tre autoritratti”, l’Artista raffigura le
diverse età : Passato Presente e Futuro .
L’Emblema del “Guardare Dentro
le Cose” lo conferma con una serie di lavori intitolati “Le Anatomie”,
ove l’artista continua la sua “analisi” del
corpo fino all’inverosimile giungendo addirittura alla trasformazione
in visceri degli stessi indumenti.
Lui che ha sempre professato, secondo la sua ideologia Comunista, l’importanza della Trasformazione, pur rimanendo legato a quelli che
sono i suoi Valori Profondi, ci dà un
ulteriore saggio della sua Modernità con la
mostra “Manhattan
Transfer” presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma .
Come ci dimostra, ad esempio, il dipinto del 1997 su carta intelata dal titolo “Hard”,
acceso e dai colori vivaci .
Oggi i temi da lui affrontati continuano a Bruciare tutti sulla nostra pelle, e forse è stato
questo il suo Intento, ed è questa l’unica
spiegazione da poter dare alle sue opere .
E’ una figura completa
che ha sempre prodotto in modo spontaneo ciò
che egli sentiva dal profondo , dal suo “Dentro” .
Ho deciso di parlarvi di Vespignani per il piacere di
parlare di una persona che si sofferma a guardare alle “Piccole
Cose”, cercando con queste di raggiungere le
”Grandi Cose”, o meglio cercando di far Comprendere,
nell’Animo e non nell’Apparenza quali siano le “Grandi
Cose” che fanno parte della vita di tutti .
Ho deciso di trattare l’Arte di Vespignani in quanto
fermamente convinta del fatto che per guardare alle Bellezze
della Vita non occorra escludere le cose Truci, le cose Tristi,
le cose Negative, le cose che non vanno .
Apprezzo la figura di Vespignani in quanto rappresenta la Dedizione Profonda, Sentita
nei confronti dell’Arte, nonché quella Pazienza verso
il Disegno e quella voglia di “Guardare dentro” che, a mio modesto parere,
dovrebbero caratterizzare ogni Animo sensibilmente
“Artistico” .
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